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Immagine del redattoreStefano Intintoli

Quella volta che il cellulare era fuori uso...



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Lo smartphone è lo strumento più usato del secolo, più delle pentole per cucinare, più delle auto per spostarci. Lo usiamo per lavoro, nella vita privata, per prendere appuntamenti in azienda e per prenotare il ristorante il sabato sera.

Capita sovente di tenerlo acceso e connesso alla rete anche per 24 ore ininterrottamente.

Sembra che nulla debba sfuggirci, sembra che non possiamo permetterci il lusso di perdere il controllo di nessun particolare della nostra giornata.

Ma cosa accade se il telefono si impalla?

Oggi voglio condividere con te una storia realmente successa, uno storytelling tutto particolare perchè racconta un'esperienza personale, che confido possa tornarti utile.

La settimana scorsa apro il block notes su una pagina dove avevo trascritto intuizioni per degli articoli MtkO e, trovo un appunto scarabocchiato

"Se ti si rompe lo smartphone: panico o pace?"

(A pensarci, questo titolo è molto più bello di quello scelto oggi)

Non avevo mai il tempo materiale per cominciare a scrivere l'articolo, ma si sa che la vita spesso è come una strettoia, cosi che mi sono ritrovato costretto a farlo:

il mio smartphone si era rotto.

La connessione dati non funzionava, mentre mi trovavo quasi sempre fuori zone coperte da wi-fi. Ecco! Avevo trovato il tempo per scrivere questo articolo.

Ma l'aspetto più interessante di questa storia era un altro:

riuscivo a lavorare anche senza lo smartphone perennemente connesso alla rete, potendo interagire con le persone, trascrivere, fissare scadenze e lavorare ai progetti prestabiliti e congelati sul block notes.

Non l'avrei mai detto ma nonostante sembrasse assurdo, avevo più tempo per me.

Ero più rilassato, sentivo il suono del mio respiro, i miei occhi seguivano il volo degli uccelli fuori la finestra dello studio e, la fissazione per quelle icone rosse che segnalava le notifiche sulle applicazioni andava scemando.

Le notifiche che ricevevo non arrivavano più da un piccolo schermo ma dal mio corpo:

fame, sete, sonno, bisogno di relax, richiesta di svago, gioco, lavoro, co-creare.

Lo smartphone aveva la connessione sempre accesa che di fatto mi teneva spento.

I miei bisogni primari come mangiare, dormire, rilassarmi venivano sempre dopo aver premuto il tasto home.

Se ci penso era una sorta di mania compulsiva, una naturale conseguenza del mondo cambiato grazie/a causa dello smartphone nel giro qualche decennio.

Da bambino sapevi se qualcuno ti cercava solo se il telefono squillava o se arrivava il postino a casa;

oggi abbiamo l'illusione del controllo del nostro mondo, nel momento in cui scarichiamo le mail, aggiorniamo le app, verifichiamo le statistiche di visita al nostro sito web.

Non riusciamo più a staccare la spina, a lasciare per un minuto, un giorno, un weekend i nostri impegni, figuriamoci se ti proponessi di spegnere il telefono per una settimana o per un mese.

A me è successo ed è stato bellissimo!

Ho capito cosa effettivamente conta e cosa realmente è importante per me sotto l'aspetto relazionale.

Il mio respiro ha sostituito trilli, bip, squilli e notifiche.

Il movimento dei muscoli del mio viso ha acquisito rilevanza rispetto a selfie pubblicitari e promozionali.

Chi davvero ha bisogno di me e dei servizi MtkO ora usa una telefonata o bussa alla porta dei nostri studi.

Meno connessione-dati, più connessione-persone!

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