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Le radici di una svolta: dalla mia storia, una nuova concezione del lavoro



Come ogni buona storia che si rispetti, prima di arrivare al finale è importante conoscerne l’esordio.

Pertanto, prima di parlare della realtà attuale di MarkeThink Olistico, chiediamo a Stefano Intintoli, ideatore e Ceo, di parlarci di sé, dal punto di vista professionale e lavorativo.

Di cosa ti occupavi prima di fondare MarkeThink Olistico?

Ho iniziato presto a lavorare. Il primo lavoretto era quello di seguire mio papà, ingegnere, nelle sue consulenze in esterna; in pratica durante gli accatastamenti dovevo tener fermo un palo con una fotocellula, sotto il sole, tra mosche e prurito al naso. Mentre lo facevo intuii subito che lavorare in quella maniera, cioè eseguendo un ordine, era noioso.

Ad essere sinceri la prima risposta a questa domanda è che “ero occupato”, nel senso che durante tutte le collaborazioni lavorative svolte “rimanevo occupato” nell’eseguire un ordine, proprio come quando ero ragazzino. Ho sempre creduto che ogni lavoro debba darci la possibilità di essere creativi, propositivi e questo mi è sempre mancato.

Da adulto, ho iniziato lavorando come cantante e musicista: avevo 20 anni quando cominciai a girare per locali suonando cover e proponendo i brani che scrivevo; era davvero un lavoro bellissimo, anche se l’ho sempre definita una passione, grazie alla quale riuscivo ad esprimere le mie emozioni. Subito dopo fui assunto come commesso in un negozio di dischi e strumenti musicali, dove allargavo i miei orizzonti musicali ed ampliavo la mia conoscenza della materia. Cinque anni intensi e molto istruttivi: lavoravo spesso 7 giorni su 7, anche 10 ore al giorno nei periodi più intensi, come quello natalizio. Ricordo che mangiavo la frittata di maccheroni nell'antibagno, seduto sulle pile di dvd guasti. Dopo il mancato rinnovo del contratto, rimasi senza lavoro per circa 6 mesi, per poi rimboccarmi le maniche; accantonata l’esperienza come musicista, per rifondare la mia vita lavorativa scelsi di fare il cameriere in un pub. Il contatto con la clientela mi gratificava e mi rendeva soddisfatto di chi fossi e di cosa potessi fare per gli altri. Due anni circa tra gabinetti sporchi, piatti da portare di corsa, ordini, clienti, odore di carne alla brace e perdita totale della cognizione del tempo; spesso infatti iniziavo al tramonto e finivo all’alba! Ah dimenticavo: nel frattempo ho lavorato 1 anno come operatore sociale con bambini e minorenni a rischio; un lavoro faticoso ma splendido, perché smontò una marea di pregiudizi che avevo soprattutto su questo tipo di lavoro. Inoltre, giocare ed imparare dai più piccoli credo sia un’esperienza che faccia bene sotto il punto di vista psicologico e fisico, visto che corri e salti per 8 ore di fila!

Lasciata Napoli ed arrivato a Padova ho cominciato la collaborazione lavorativa come commesso, responsabile di negozi ed infine direttore commerciale… e qui veniamo al punto, a come è nato MarkeThink Olistico.

Hai cambiato dunque diversi tipi di lavori nel corso della tua vita lavorativa, ma durante la tua ultima esperienza professionale come dipendente c’è stata “la svolta”. Vorresti raccontare meglio questo passaggio?

Quest’ultima mansione mi vedeva impegnato tra cellulare, telefono fisso, clienti, colleghi di lavoro, il titolare, la ricerca di nuovi clienti, la gestione dei social, dei siti web, fatturazione, fiscalità dell’azienda… insomma un bel po’ di cosette direi

Proprio durante quelle giornate frenetiche prenotai la partecipazione ad un corso di riflessologia olistica plantare. Mentre ascoltavo i relatori arrivò l’intuizione: perché non posso essere felice anche a lavoro, sviluppare il mio benessere per poter aumentare la produttività?

Durante le pause pranzo cominciai ad uscire dall’azienda ed in un ora pranzavo e facevo una passeggiata vicino i Colli Euganei; mi accorgevo che tornando nello stesso posto di lavoro, pur con le medesime “rogne”, ero più felice e disteso, rendendo di più. Proprio così avviai il primo sito di MarkeThink Olistico, che non era altro che un blog con dei consigli pratici su come unire benessere e lavoro.

In che modo i tuoi studi ed il tuo lavoro come operatore olistico ti hanno aiutato a capire la profonda connessione tra Benessere e Lavoro?

Ad ogni cliente che riceviamo presso i nostri studi pongo sempre la stessa domanda:“Come stai?”, perché credo profondamente che nella sua risposta si celino svariate chiavi di volta per potergli offrire il servizio più performante possibile e soprattutto adatto alle sue esigenze.

Ogni prodotto è unico, proprio come i clienti. La Riflessologia Olistica mi aiuta ad entrare in connessione con le persone, ascoltando i loro disagi psicofisici e dando loro dei consigli pratici che in primis sono utili nella sfera personale ed, in seconda battuta a livello professionale. Ecco perché vedo il benessere ed il lavoro come due ali dello stesso gabbiano. Se stai bene lavori meglio, ma anche se lavori bene stai meglio!

Che direzione vorresti seguire adesso, a livello personale e professionale?

La direzione per me non è mai una; ad oggi infatti mi occupo di tanti aspetti, ma a differenza dei precedenti lavori, dove ero un soldatino in mano ad altri generali, con MarkeThink Olistico cerco di trasmettere a colleghi e clienti che il lavoro, dal momento che assorbe gran parte della nostra giornata, può rappresentare un’opportunità per imparare non tanto lezioni, ma evoluzioni.

Mi spiego meglio: se lavoro 8 ore al giorno devo, ripeto devo, sfruttare il tempo che mi è concesso per evolvermi come persona e come professionista, smussando i lati spigolosi e fortificando quelli meno possenti.

Sia che sia un dipendente, un collaboratore , un manager o un libero professionista, il lavoro è una possibilità per migliorare.

Come descriveresti la tua realtà lavorativa attuale?

Entusiasmante! Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo, praticamente da tutti, anche dal barista che mi serve il caffè; interagendo con tutti, apprendo da tutti.

Solo così il lavoro non rimane una parentesi della giornata dove soffrire, lamentarsi, sbraitare, litigare, rassegnarsi, ma si trasforma in un tempo prezioso dove al centro ci sei tu… tutto intero… essere umano/lavoratore!

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