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"Ci dispiace, ma non siamo interessati"



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Quante volte hai sentito questa frase?

Sono le classiche parole che senti quando cerchi un lavoro, quando offri un servizio o un prodotto; sono le parole che senti pronunciare se ti occupi di vendita "porta a porta", come anche se lavori al supermercato ed offri assaggi gratuiti del formaggio di stagione.

Le ascolti, quindi, se sei tu ad approcciare un potenziale cliente.

Ma se ti dicessimo che queste stesse parole puoi (anzi devi) pronunciarle nei confronti dei tuoi clienti?

Ci prenderai per matti

"Visti i tempi che corrono..." "Vista la crisi lavorativa..." "Vista la crisi del settore... vado a rifiutare anche quei pochi clienti che mi contattano?"

Non esattamente.

Qui non si tratta di rifiutare tutti i clienti perché non hai voglia di lavorare, perché sei al mare con la famiglia oppure perché sei semplicemente divorato dalla pigrizia.

I clienti, tutti i clienti sono preziosi, perché apportatori di informazioni, di peculiarità, di esigenze, di sfaccettature che non possono che arricchirti come persona e come professionista.

Ma ci sono dei clienti che tu puoi scegliere di non servire. Perché?

Perché non fanno per te, dal momento che sono troppo esigenti e difficilmente accontentabili?

No! Perché sei tu che non fai per loro?

Non riusciranno mai ad apprezzare il tuo valore, come potrebbero farlo con il tuo lavoro, le tue competenze, il tuo modo di lavorare?

Ti facciamo un esempio concreto su alcune tipologie di clienti:

  • hanno da ridire sul prezzo, su come lavori, sui tuoi tempi, sulla tua politica aziendale, sulla filosofia lavorativa che sperimenti;

  • ti sono stati "passati" da altri colleghi perché definiti "ostici". C'è differenza tra i clienti "ostici" ed il tipo di clientela che puoi rifiutare: i primi sanno cosa vogliono, ma devono schiarirsi le idee; rispettano il tuo lavoro e la tua professionalità mettendola alla prova. Il secondo tipo non sa cosa vuole, ma pretende che glielo indichi.

  • ricevono i preventivi in cui sono presenti accordi commerciali, ma dopo qualche ora effettuano un cambio di rotta improvviso, parandosi dietro crisi familiari, problemi economici, nonne in ospedale.

  • ti trattano come un amico che dice sempre di sì; quindi pretendono di intavolare con te conversazioni molto personali, in cui la relazione commerciale va letteralmente a cartoni. Il cliente è un cliente, non un amico.

Caro lettore, cara lettrice, ti assicuriamo che se rifiuti questo tipo di clientela attirerai a te i clienti "virtuosi", quelli con cui è proprio divertente lavorare. Sarà come far parte dello stesso team, perché il cliente rispetterà il tuo lavoro, ma soprattutto si fiderà di te come persona e professionista.

Buona attrazione!

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