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Immagine del redattoreStefano Intintoli

A lavoro ti senti "libero" o "dipendente"?



C’è una sottile grande differenza tra i due usi che si possono fare della parola “dipendente” sul mondo del lavoro.

Se sei hai un contratto di lavoro sei un dipendente.

Se mentre lavori cerchi continuamente l’approvazione del tuo titolare, dei tuoi colleghi sei dipendente.

Se percepisci uno stipendio, una remunerazione per il tuo lavoro sei un dipendente.

Se mentre sei dietro la scrivania o con il martello in mano aspetti che qualcuno ti dica quanto sei stato bravo sei dipendente.

Se ogni 15 del mese il tuo conto bancario ha un’entrata per il servizio lavoro che svolgi sei un dipendente.

Se dopo ogni lavoro che fai ti aspetti una pacca sulla spalla o se dopo un errore che hai commesso hai paura di eventuali ritorsioni, sei dipendente.

La differenza la fa quell’articolo “un”.

Puoi vivere felice a lavoro se sei pienamente consapevole che essendo un dipendente c’è uno scambio equo tra ciò che fai e ciò che ricevi in stipendio; ma appena appuri che lavori di più rispetto a ciò che ricevi, stai pur certo che l’articolo “un” sparisce: lavori per cercare approvazione.

Approvazione del titolare, con la speranza che si accorga di quanto ti dai da fare e ti aumenti così lo stipendio.

Approvazione della tua famiglia, con la vergogna di lasciare un lavoro consigliato o tramandato da altre generazioni.

Approvazione da te stesso, che sei convinto di doverti dimostrare quanto sei forte ed invincibile.

Sei un dipendente, ma sei libero! Lo sapevi?

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