Il primo pensiero che fa una persona ormai stanca del “sistema-lavoro” è quello di non volerci più entrare, uscendone definitivamente. Ma il mondo resta comunque ancora dominato da strumenti incentrati sui soldi, sul profitto, sul dare/avere: quindi perché combattere un sistema quando puoi farne parte, non cambiandolo, ma cambiando te stesso?
Il titolo di questo articolo è emblematico ed esplicativo:
Non uscire dal mondo del lavoro, ma fai sì che
il mondo del lavoro esca da te!
Potremmo ragionare su tutte le falle, tutti gli errori del sistema che avvantaggia pochi discriminando tanti, ma questo non vuole essere un articolo di economia o di politica finanziaria.
Ciò che leggerai potrebbe rappresentare uno spunto per migliorare il tuo rapporto con il mondo del lavoro. A meno che tu non abbia un appezzamento di terra e degli animali, tale da essere totalmente autonomo rispetto al mondo del lavoro, converrai con me che ne fai parte, ci vivi all’interno; ed aggiungo che se sei capitato su questo sito, in parte lo stai combattendo, stai tentando di cambiarlo, con un enorme dispendio di energie e una produzione smisurata di rabbia, rancore, preoccupazione e paura.
L'unico campo in cui seminare sei tu!
Non hai la capacità di demolire palazzi ed utilizzare i terreni per coltivarci pomodori, perché risulterebbero velenosi facendoti sprecare tanto tempo ed energie. Ma puoi lavorare su quel (apparentemente) minuscolo appezzamento di terra che sei tu, dove puoi sperimentare ogni tipo di coltivazione, scegliendo il meglio,
centellinando al meglio le tue energie.
Puoi impegnarti sin da ora a far uscire dalla tua mente il mondo del lavoro: le sue ansie, la sua richiesta costante di prestazione, il suo martellarti per farti competere con altre persone, per farti raggiungere obiettivi senza nominare mai una volta l’obiettivo primario e vitale:
la tua felicità!
Puoi impegnarti da subito per far entrare nella tue mente “te stesso”: ciò che ti rende felice, il lavoro che ti appaga, prima di pagarti, l’attività che ti stanca, ma non ti sfianca, la realizzazione professionale che ti rende felice anche se sei solo in una stanza e non su un palco a ricevere un inutile premio.
Esperienza personale. Qualche giorno fa dopo una giornata lavorativa passata a massaggiare e pubblicizzare la mia attività di riflessologo olistico sul web, mi sono imbattuto in un annuncio di lavoro: i referenti richiedevano una persona addetta alla pubblicizzazione sul web delle loro attività e mansioni di segreteria. Ero entusiasta dell’annuncio, anche perché in linea con ciò che mi piace e con ciò che so fare ad oggi. Poi… In fondo al modulo da compilare on line c’era questa domanda: “Scrivi 3 motivi per cui dovremmo scegliere te e non gli altri candidati”. Sembrava una domanda innocua, ma nascondeva la tipica benzina del mondo del lavoro: la competizione. Tra l’altro, competizione ancor prima di far parte di questa azienda; ho risposto, lo ammetto, ma con tutte le riserve del caso.
Qualora venissi contattato direi la mia a riguardo. Non si può, a mio avviso, cercare personale per una nobile causa (sito di promozione sociale nella fattispecie), puntando sulla competizione e soprattutto sulla menzogna: io non conosco gli altri candidati, non mi interessa la competizione, non sono così superbo da ritenermi al 100% idoneo ed adatto al lavoro proposto, perché sono una persona con i suoi pregi ed i suoi difetti. Ma conosco me stesso!
Ho fatto uscire da me il mondo del lavoro, anche
se ne faccio ancora parte!